מכירה פומבית 18 Paintings from XVIII and XIX from private collections
Errico Casa d'aste
26.2.22
Via S.M. Costantinopoli, 76 - NAPOLI, איטליה
Auction starts: Saturday february 26 2022, 6 PM CET
המכירה הסתיימה

פריט 10:

Brancaccio Giovanni (Pozzuoli, NA 1903 - 1975)

Confidenze 1933
olio su tela
firma e ...

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מחיר פתיחה:
2,000
עמלת בית המכירות: 20% למידע נוסף
המכירה התקיימה בתאריך 26.2.22 בבית המכירות Errico Casa d'aste
תגיות:

Confidenze 1933
olio su tela
firma e data: in basso a sinistra
misure: cm 80,5 x 50,5
osservazioni: opera sprovvista di cornice

Impiegato inizialmente in fabbrica come “disegnatore meccanico”, impiego giovanile di cui tuttavia si ritrovano tracce frequenti nella vasta produzione grafica di Giovanni Brancaccio, questi s’iscrisse solo in un secondo momento all’Accademia di Belle Arti di Napoli, solo dopo cioè aver frequentato il circolo di artisti guidato da Leon Giuseppe Buono, e colà come maestro dei suoi studi il nostro ebbe Francesco Galante. Forse più importante negli anni della formazione fu però lo studio attento e la copia priva di qualsiasi mediatore di opere dei vari musei della Campania, metodo di appropriazione di forme e poetiche delle grandi tradizioni passate che Brancaccio di fatto conservò peculiarmente per tutta la sua carriera, rifacendosi ora all’arte dell’età moderna, ora all’antichità (specialmente alle pitture murali antiche), senza mai tralasciare di aggiornarsi a quanto andavano facendo i suoi contemporanei. Divenuto scenografo sul finire degli anni Venti della compagnia di De Filippo, in un lungo sodalizio col mondo del teatro in generale che non mancò di avere ripercussioni su una sua certa produzione, Giovanni entrò a far parte in quegli stessi anni del “Gruppo Flegreo”, fondato nel 1927 con l’intento di fare di nuovo grande l’arte meridionale da giovani artisti ed esponenti ancora della grande tradizione partenopea tardo-ottocentesca: fu forse proprio questa incapacità ad affrancarsi dal passato a far allontanare alcuni, e fra questi il nostro, che preso si spostò fra coloro i quali, guidati da Lionello Balestrieri, si riunivano al Caffè Tripoli in Piazza del Plebiscito, ovvero gli “Ostinati”, gruppo che finì per aderire al Novecento di Margherita Sarfatti mantenendosi tuttavia di fatto su posizioni di compromesso, e perciò rimanendo ascrivibile tuttalpiù ad un generale ritorno all’ordine che comunque in quegli anni coinvolse tutte le arti in Italia ed Europa. Brancaccio ad ogni modo rispose agli appelli del critico francese Waldemar George operando un recupero delle forme volumetriche più essenziali nel corso della sua produzione degli anni ’30, e cioè nel periodo di nostro interesse considerata la datazione dell’opera proposta in asta, allorché si profondeva anche nell’arte della scultura, pervenendo ad esiti vicini in qualche modo ad Arturo Martini e Marino Marini; prime avvisaglie di questa specifica fase di ricerca dell’autore possono riscontrarsi nel “Ritratto del padre” e nello “Studio” (dipinti entrambi del 1927), quest’ultimo assai vicino per struttura compositiva alla tela qui in vendita nonché a varie altre opere (tutte realizzate entro il volgere degli anni Quaranta) in cui contrastano una figura in primo piano ed un’altra subito alle sue spalle, talvolta dissolta in una presenza quasi spettrale. I modelli “museali” di questo periodo sono stati identificati da alcuni con i grandi maestri del Cinquecento veneto, e da altri (forse più opportunamente) con il Seicento partenopeo ed in particolare con il locale caravaggismo, rielaborato da Brancaccio in un tonalismo «che gli farà prediligere i toni brunastri e perlacei» (Giorgio Di Genova), ben evidenti nel dipinto in asta; non si dimentichi inoltre a tal proposito l’influenza che sulla tavolozza del nostro può aver esercitato la sostanziale monocromia delle sue opere scultoree. L’intera produzione dell’artista di questo periodo, dai soggetti familiari, generalmente femminili, e dalle atmosfere intime e calme, lontane dalla concitazione generale di tanti colleghi contemporanei, piacque molto a Ugo Ojetti, che la propose a pittori più giovani come esempio di distanza dal cerebralismo e la tendenza all’allegoria tanto diffusa al tempo fra i maestri settentrionali. Si segnala infine che questa “Confidenze” del 1933, finora inedita ma opportunamente già registrata presso l’Archivio Giovanni Brancaccio, costituisce una versione alternativa di un’opera omonima esposta l’anno precedente alla Biennale di Venezia. Asta 018 del 26/02/2022 del 26/02/2022 18:00.
Via V. Mosca, 31/33

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